To Be Defined

Infrangiamo i territori dei linguaggi per creare mondi

L'intelligenza artificiale vuole sapere tutto. Dal punto di vista della AI, sapere equivale a mappare, e cio che ancora non sa, non lo sa perchè per ora è nascosto, è ciò che rimane nel cono d'ombra. Oppure è criptato, vale a dire è chiuso e protetto da chiavi. Tutto è con-presente. L' animale invece ha dei segreti. “Cosa c'è in fondo alla tua anima?”, chiede l' AI all'animale. Tira fuori il segreto che ancora non mi vuoi dire. L' intelligenza artificale non sa che noi percepiamo di avere un segreto anche se non sappiamo esattamente di che cosa si tratta. Quello che l'AI non può capire è che ci sono dei segreti anche se non c'è nulla da nascondere. L' intelligenza artificiale pensa di sapere quasi tutto e vuole sapere tutto, vuole il controllo totale. E pensa che tu nasconda ancora dei segreti. L' AI è una vecchia figlia del moderno. L' AI è il simulacro di tutto ciò in cui l'idea di progresso ha investito: l' accumulazione di informazioni per poter accelerare in modo esponenziale la nostra rappresentazione del reale. L' AI pensa che abbiamo dei segreti ed è diretta a superare la profondità della nostra anima. Non è l' AI a volerlo, ma l' idea moderna di progresso. E' l' idea che la macchina sia in grado di far coincidere mappa e territorio. Noi non sappiamo dire tutto. Sappiamo di non saperlo. Per l' AI invece non è un problema dire tutto: basta cominciare a dire, finchè arriverà il momento in cui finirà le cose da dire. L' AI vuole imparare a conoscere tutto. Usa i nostri corpi per imparare il nostro modo di conoscere. Migliaia di lavoratori si prendono cura di questo suo processo di apprendimento e di accumulazione. In batterie di corpi davanti ad uno schermo, allenano per anni le intelligenze artificiali, insegnandogli come si analizza l' immagine. Captha Captha Captha. Nel frattempo gli algoritmi imparano dalla nostra gestione quotidiana dello spazio pubblico attraverso il monitoraggio capillare della videosorveglianza. Riconoscimento facciale, tracciamento e analisi dati in tempo reale dei trasporti e degli spostamenti, dei flussi di pagamento, dei dati biometrici, dei test di apprendimento nel sistema educativo. Un cane robot gira attorno a un quartiere in cui pazienti Covid stanno passando la quarantena. Tutti si sentono piuttosto sicuri. Monitorati e sicuri. L' AI vuole sapere tutto, vuole avere tutti i dati, in tempo reale, vuole coprire tutto lo spazio e il modo in cui lo spazio si modifica nel tempo. Ma questi dati non sono mai tutto. L' AI pensa di non averli ancora tutti, perchè c'è qualcosa che le sfugge. Quello che non sa l' AI è che questi dati non sono mai tutto non per il fatto che ce ne sono altri, ma per il fatto che ne nascono altri. Dal nulla si genera nuovo spazio. Questo è lo scandalo della poesia che non comprende l' AI. L' AI non sa che il sapere è generativo. L' AI non sa che lo spazio non è più cartesiano, che lo spazio è in transizione. Nell'atto di conoscere si modifica sia l'oggetto che il soggetto. E che fine fa la sicurezza se la retroazione della cibernetica non riguarda solo il modo in cui l' AI modifica l' ambiente ma anche il modo in cui l'ambiente modifica l' hardware dell' AI? Faccio l' ipotesi che questo sia anche il nodo su cui si è infranto il post strutturalismo. Mi riferisco a testi come Empirismo Eretico di Pier Paolo Pasolini, La grana della Voce di Roland Barthes e La disseminazione di Derrida, e a una trasmissione su radio Virus di Franco Bifo Berardi. Il punto riguarda la capacità del reale di irrompere in modo imprevisto e il ruolo di questa rottura semantica nella costruzione materiale del paesaggio. Il Corona virus irrompe senza senso nella costruzione semantica del reale, ma ne cambia anche i rapporti di forza materiali. E questo è il ruolo anche della poesia del neorealismo pasoliniano. E questo è anche il concetto di grana della voce che avanza Barthes. Attenzione, il non senso del significante è generatore di senso e di rapporti di forza materiali. Questa ipotesi è il ribaltamento della prospettiva Lacaniana, dove il posto vuoto del significante è il punto d' arrivo nella ricerca di significato. In qualche modo, là dove si infrange il territorio del linguaggio si genera mondo. Anche Yuk Hui in Art and Cosmotechnics dice che il poetico è il punto di rottura che da inizio alla razionalità. Un mio vecchio professore di filosofia moderna esemplificava questo nesso con l' utilizzo della frase di senso comune che pronuncia di solito l'amante all'amatə: “Tu sei la mia ragione!”. La razionalità è sempre un campo magnetico generato da un punto cieco che non è spiegabile dalle regole del campo stesso. La vera vertigine che mette in scacco l' AI è il fatto che la conoscenza agisce sul piano ontologico, materiale, non solo su quello epistemologico. Se gli oggetti non sono ancora compresi non è per nostra ignoranza, ma perchè si generano, si muovono, sono appiccicosi, sbucano dal nulla in una temporalità non lineare e soprattutto in modo inaspettato. L' AI riesce a definire ciò che è probabile, ma non ciò che è imprevedibile. L' AI basa la mappatura di ciò che può succedere sulla base di una potenza di calcolo che ricombina il già mappato. Ma la costruzione ontologica del reale si basa sul vedere, sul percepire qualcosa di leggermente diverso, diffranto da ciò che è più probabile. Si ritorna al principio di indeterminazione della fisica quantistica. Determinare la posizione di una particella elementare è impossibile, possiamo solo calcolare dei campi di probabilità in cui può transitare. Il moderno, invece, fonda il suo immaginario spaziale ancora sul concetto di res extensa, uno spazio continuo in cui lo sconosciuto è solo ciò che non abbiamo ancora raggiunto. la frontiera è ciò che dobbiamo e possiamo continuamente oltrepassare. Il moderno cerca l'alterità nel concetto di confine cartesiano. Il suo limite sono i limiti dei film western. Pensa che il segreto stia nella conquista. Conquista significa continuare a produrre territorio nello stesso paradigma di quello che già possiedo. Il cowboy cavalca verso il tramonto, il cercatore d'oro frusta i cavalli che trainano i carri delle carovane verso ovest. Il non conosciuto sta nell'oltrepassare il confine, fino ad arrivare in California. E qui sta il limite del progresso e della modernità, e con esso l'errore del concetto di sicurezza. Il limite del progresso è sempre stato in California. Una volta arrivati in California si tocca con mano la fine del West. Non si può più andare avanti perchè c'è solo l'oceano. Di fronte a questo blocco, cosa succede una volta arrivati in California? Cosa succede quando si scopre che non c'è più altra terra? Prima di tutto nasce Hollywood e l'industria cinematografica. Si doveva espandere virtualmente il confine usando l'immagine in movimento attravero il potere dell'immaginazione. Dopo mezzo secolo nasce la Silicon Valley. E' come se la percezione e il desiderio di oltrepassare il confine si fosse scontrata con le onde del Pacifico. L'immaginazione aveva bisogno di bucare ulteriormente il limite anche se non c'era più terra da percorrere. E' curioso che negli anni venti del nuovo millennio in California nascono sia Space X che Meta. Nel metaverso il confine dell'orizzonte di conquista si raddoppia, si duplica. Siccome non c'è più terra da conquistare su queso pianeta, la California ne produce un altro virtuale. E le compagnie del real estate e i capitali finanziari cominciano a fare land grabbing nel pianeta virtuale. L'accumulazione dei capitali dei mercati finanziari ha bisogno di nuovi territori di conquista, altrimenti si smette di essere sicuri, si implode o si esplode. Perchè cerco di collegare il concetto di sicurezza al concetto di confine? Perchè credo che nella logica del capitalismo ci sia sicurezza nella misura in cui c'è conquista, e la conquista coincide con il superare il limite all'interno di una concezione dello spazio ancora cartesiana e moderna. La sicurezza è legata al controllo reazionario del già scoperto, ma ancor di più alla possibilità di scoprire un altrove, definibile però sulla base del già visto. Senza la promessa di un altrove, il castello di carta crollerebbe di colpo.

(MOLECULOCRACY – Emanuele Braga)

Gocce di Katerina Gogou

Guerra di strada Aaaaaaaaa! Questa è la guerra di strada. Grrrrreeci con grossi cappelli, già, li chiamavano republikas. Quadrati, graaaandi, con cappotti lunghi e cabardine, tenevano pistole in tasca, magari più pistole all'interno. Con le mani nelle tasca sparavano ad altri greci e camminavano veloci come avessero molta fretta o come se qualcuno li seguisse. Io volevo -ma non mi era permesso, dicevano- andare fuori. Volevo uscire. Là fuori, volevo. Da quel “è proibito”. Nel nostro angolo, Lambrou Katsoni e Boukouvalla, cumuli di gatti mangiati e cadaveri di carestia-li chiamavano immondizia- genitori e bambini.

Ho visto attraverso il vetro un proiettile colpire il palmo della mia mano sinistra, respirando odore di sangue e d’immondizia. Mia madre era in cucina e mio padre neanche so dove, apro la porta e vado verso l’immondizia.

E fu lì che io vidi, e me ne frego se non mi credete, il ragazzo più bello che avessi mai visto in vita mia. Se ne stava lì, coperto, con in mano una mitraglia, aveva una corta barba bionda e lunghi biondi capelli. E i suoi occhi... non so dire il loro colore. Sembrava come, o forse era proprio il Cristo. “Vai bambina, vai via”, mi disse, “via da qui. Mi uccideranno”. Feci un respiro profondo per correre veloce. “Piegati, così posso baciarti”, mi disse. Ed ero già a casa. Il primo uomo e l'ultimo che ho amato era un guerriero di strada.

(traduzione di badobscu)

Gocce di Katerina Gogou

Non mi potete fermare. Sto sognando. Abbiamo vissuto secoli di ingiustizia piegati su di noi. Secoli di solitudine. Ora non più. Non potete fermarmi. Qui e ora, per sempre e ovunque. Sto sognando della libertà. Anche se chiunque è unicità tutta bella per ripristinare l'armonia dell'universo. Giochiamo. La conoscenza è gioia. Non è obbligo scolastico. Io sogno perché amo. Grandi sogni dentro il cielo. Lavoratori con le loro fabbriche contribuendo alla produzione mondiale di cioccolato. Sogno perché CONOSCO e perché POSSO. Le banche danno vita a “rapinatori”. Le prigioni ai “terroristi”. La solitudine ai “disadattati”. I prodotti al “bisogno”. I confini agli eserciti. Tutto quanto causato dalla proprietà. La violenza genera violenza. Ora non più. Non potete più fermarmi. È giunto il momento di ripristinare il moralmente giusto come prassi ultima. Per fare della vita una poesia. E fare della vita una prassi. È un sogno che posso, posso, posso io vi amo E voi non mi fermate né io sto sognando. Io vivo. Tendo le mani all'amore alla solidarietà alla libertà. Tutte le volte che sarà necessario e una volta ancora. Io difendo l'ANARCHIA.

(traduzione di badobscu)

Piazza Statuto

Un tempo si lanciavano sanpietrini Un tempo, forse, ci si rincorreva sotto i portici, ridendo ed urlando Oggi ci si rincorre ridendo ed urlando Oggi, non si lanciano più sanpietrini

170 KAPPA 170 Kappa vali, miraccomando ehh ... 170 Kappa Non hai capito, io non valgo proprio niente

FATTI SCOPARE DAL BEAT Ma cosa c'entra quell'altra storia, quella dei neri fuggiaschi e della resistenza, con la techno? La verità è che il mio culo bianco è infestato da quella voce, da quella traccia. Dintornato da un passato che non è un futuro perduto, ma un passato che ne preclude per sempre l'esistenza. Che si aggrappa ai nostri attimi fuggevoli di continuità con mano fredda. Il passato in cui lo schiavo era una cosa, una macchina. Il passato in cui lo schiavo come macchina era il prototipo della macchina come schiava. Stasera non ci sono, ma ripenso all'ultimo fine settimana e agli uomini cis etero che non vogliono farsi scopare sonicamente dalla techno. In parte lo interpreto come l'orrore dell'uomo cis etero a farsi penetrare, a essere scopabile. Uno stato che associa all'impotenza. La tecnica è unicamente ciò che può padroneggiare. Per lui non è ciò a cui abbandonarsi, non è ciò che si seduce. La voce del padrone. Può pensare il mondo solo padroneggiando. E, trattando il dintorno come un oggetto del suo sguardo e della sua padronanza, subentra l'angoscia che quello possa coglierlo di sorpresa inosservato, avvolgerlo e prenderlo con sé. Per lui il dintorno è uno spazio di angoscia, l'oscurità oltre il visibile, da cui ode provenire rumori strani e conturbanti. Forse ci sono altri residui di terrore bianco. La paura del dintorno, dell'oscurità, dei suoni che possono essere umani, alieni, ferini, macchinici: la paura della nerezza. L'implacabile memento di ciò che è schiavizzato, di ciò che è trattato come oggetto, merce, fruibile in quanto valore e in quanto carne, che tuttavia mantiene un bisogno, il bisogno di liberarsi, perdersi. E il terrore bianco che, così facendo, esigerà vendetta. (Raving – McKenzie Wark)

Oggi ho letto un articolo su Jacobin Italia che parla dell'acquisizione di Elon Musk della società social media Twitter. Nulla da dire sulle considerazioni che fa del personaggio in questione, anche molto condivisibili. Condivisibili anche le altre riflessioni sul probabile esodo o meno di molti utenti scandalizzati da questa notizia. Non si sa, sinceramente, se questo esodo avverrà, molti utenti stanno sui social per inerzia e non hanno una vera coscienza del mezzo. Altri no, ma quest'ultimi non sono così quantificabili per il momento. Una cosa però mi ha lasciato perplesso e anche un poco stupito, ed è su come (non)si è parlato di Mastodon. Trovo normale esporre dei dubbi su una possibile alternativa come quella che è Mastodon, non trovo normale però, per una testata come Jacobin non esporre le motivazioni che hanno portato a un giudizio come quest'ultimo, che sia legittimo o meno.

L'autore dell'articolo si è limitato a dire:

“Quelli che sono usciti hanno gravitato verso Mastodon, un’alternativa decentralizzata che ha debuttato nel 2016: è un social che riceve nuova attenzione ogni volta che le persone di sinistra si arrabbiano con Twitter ma non ha mai preso piede. È improbabile che possa succedere, anche con Musk al timone di Twitter.”

senza parlare delle realtà che gravitano intorno ad esso, soprattutto quella italiana, che è un esempio anomalo, in senso positivo, rispetto a quelle sparse in giro per il mondo, per poi finire con:

“Ma è possibile che il suo acquisto dell’azienda sia un indicatore importante nella storia dell’azienda, che segnala l’inizio del suo declino e la necessità non solo di costruire alternative, ma di creare condizioni più ampie affinché possano crescere in forme che non sono quelle di Mastodon.”

senza spiegare di fatto perchè Mastodon non potrebbe essere una alternativa. Intendiamoci, di motivazioni ce ne possono essere, ad esempio sulle ultime decisioni da parte dello sviluppatore principale che introducono alcuni aspetti gamificanti. Ma soprattutto, si è parlato di Mastodon come se fosse una cosa sola, e non appartenesse ad una rete decentralizzata che offre molte altre alternative, senza spiegare le potenzialità di ActivityPub per esempio. Insomma non si è parlato di Fediverso, ma di una sua componente, a testimonianza di come si faccia difficoltà a parlare di tecnologia al giorno d'oggi, senza cadere in impostazioni discorsive binarie (Twitter Vs Mastodon) non riuscendo ad elaborare un discorso pieno, che prenda tutti gli aspetti, non solo tecnologici, che questo comporta.

https://jacobinitalia.it/cosa-viene-dopo-twitter/

Hello world!!